L’unità di combattimento denominata LEGIO I ITALICA, fu costituita in un giorno di settembre del 67 d.C., dall’Imperatore Nerone, l’ultimo dellaDinastia Giulio-Claudia. Figura controversa, Nerone costituì la LEGIO PHALANX ALEXANDRI MAGNI (successivamente alla sua morte denominata LEGIO I ITALICA) con cittadini italici alti almeno sei piedi (1,76 metri circa) per una spedizione alle Portas Caspias corrispondente all’attuale passo di Chawar, nella zona montagnosa delle antiche regioni dell’Armenia e della Media. Il nome dell’unità mitico e psicologico al tempo stesso, è un chiaro il riferimento di Nerone verso la figura di Alessandro Magno, pronto ad intraprendere una guerra di conquista in oriente che ne ricalcasse le imprese.
L’Armenia a partire dal 66 a.C. quando Tigrane II d’Armenia venne sconfitto dai Romani guidati da Pompeo, fu per secoli contesa per la sua importanza strategica e quindi motivo di conflitto, prima fra i Romani e la dinastia Persiana Arsacide dei Parti e successivamente con la dinastia Persiana dei Sassanidi. Le fonti non ci tramandano di una impellente crisi nello scacchiere mediorientale dell’Impero Romano tale da giustificare l’invio della Legione appena costituita.
Ma il destino aveva già deciso la storia di Roma. Siamo alla vigilia della prima di un serie di guerre civili scoppiate per la successione della Porpora imperiale, che traccerà con un cammino di sangue tutta la storia dell’Impero fino alla sua definitiva decadenza.
Infatti la nuova unità non partirà per l’Armenia, ma sarà inviata nelle Gallie per contrastare la rivolta di Vindice, e a Lugdunum l’odierna Lione (Francia) costruì il suo castrum.
Gaio Giulio Vindice un ufficiale dell’esercito romano nominato Propretore della Provincia della Gallia Celtica Lugdunense verso la fine del regno diNerone, nel marzo del 68, si ribellò contro l’Imperatore appena tornato dal viaggio ludico-artistico in Grecia. Gran parte della Gallia si unì sotto le sue insegne. Inoltre contattò Servio Sulpicio Galba, Governatore della Provincia della Hispania Taraconensis per offrirgli la porpora. Galba pur rifiutando il titolo, accettò di prendere il comando della rivolta come “Legato del Senato e del Popolo Romano”, in quanto Nerone nella sua politica repressiva, gli ordinò il suicidio. Siamo ormai all’epilogo: l’Imperatore ormai osteggiato a Roma anche dai Pretoriani, successivamente deposto dal Senato dopo che fu dichiarato nemico pubblico, si suicidò il 6 Giugno del 68 d.c.
In un clima di profonda instabilità politica dovuta alla lotta di successione per l’ascesa al trono Imperiale, Generali e Governatori provenienti dai quattro angoli dell’Impero, si contesero con alterne fortune la corona rimasta vacante dopo la morte di Nerone. Era la Guerra Civile.
Anno 69 d.c., è l’anno decisivo per la vita e soprattutto per la storia della LEGIO I ITALICA, nome definitivamente assunto dopo la morte di Nerone che l’aveva costituita. E’ probabile che la denominazione dell’unità, derivasse dall’origine etnica prevalente dei suoi legionari e i suoi emblemi totemici saranno il Toro e il Cinghiale.
Come è noto il 69 d.c., fu un anno cruciale per gli esiti della Guerra Civile e per la successione, infatti furono ben quattro gli Imperatori pretendenti che si sfidarono in sanguinose battaglie coinvolgendo le rispettive Legioni, venendo meno agli auspici di Augusto, che con il suo operato, cercò di creare una pace stabile e duratura in tutti gli immensi territori dell’Impero.
Il primo dei quattro Imperatori fu Galba, Governatore della Hispania Tarraconensis, il quale marciando alla volta di Roma proveniente dalla Gallia con un forte esercito, vi giunse nell’ottobre del 68 d.c. e allarmò a tal punto il Senato, che gli furono concessi i poteri imperiali. Non ebbe grandi prospettive di successo, visto che il carattere estremamente conservatore del suo governo, gli provocò numerose ostilità. Morì assassinato a Roma nel 69 d.c. Il suo immediato successore, Otone, Governatore della remota Provincia Romana della Lusitania, comprò il favore dei Pretoriani i quali lo proclamarono Imperatore. Contemporaneamente le Legioni stanziate in Germania, stanche e probabilmente scontente per eventuali favoritismi di trattamento, che il nuovo Imperatore avrebbe riservato ai Pretoriani in Italia e alle Legioni a lui fedeli, si ribellarono e proclamarono a loro volta Imperatore, il loro Comandante, Vitellio. Da questo momento inizia la storia della LEGIO I ITALICA. Infatti schierata con Vitellio, parteciperà alle due storicamente documentate e sanguinose battaglie di Bedriacum, nei pressi di Cremona.
La prima battaglia di Bedriacum nell’Aprile del 69 d.c., decise che il nuovo Imperatore con ampie potenzialità di successo, fosse Vitellio, il quale forte dell’appoggio di Legioni bene addestrate, fra le quali la LEGIO I ITALICA proveniente dalla Gallia, ebbe la meglio sulle Legioni di Otone, che si erano lasciate improvvidamente sorprendere in assetto di marcia.
I morti tra i due schieramenti furono circa 40 mila. Otone con il quartier generale a Brescello, attendeva notizie della battaglia, ma quando le voci dei superstiti confermarono la sconfitta, si congedò dai suoi soldati e si suicidò. La LEGIO I ITALICA non subì gravi perdite a causa dello svolgimento anomalo dello scontro svoltosi secondo le cronache, in combattimenti frazionati, sia coinvolgendo interi reparti schierati, sia singoli manipoli. Secondo lo storico Tacito, laLEGIO I ITALICA si era dimostrata la più coraggiosa di tutte le unità coinvolte.
Poté quindi essere impiegata nella imminente battaglia contro le legioni di Vespasiano, in marcia verso l’Italia provenienti dalla zona Pannonica-Danubiana
La seconda battaglia di Bedriacum nell’Ottobre del 69 d.c., quella che sarà decisiva per le sorti di una stabile reggenza imperiale, questa volta avvenne fra le Legioni favorevoli a Vitellio e le Legioni fedeli a Vespasiano, supportate anche dal favore delle Legioni stanziate in Siria e da quelle in azione presso Gerusalemme. Quest’ultime erano passate al comando del figlio di Vespasiano, Tito, durante la Guerra Giudaica resa celebre dai resoconti di Flavio Giuseppe.
Anche la seconda battaglia di Bedriacum come la precedente, fu sanguinosa con la morte di circa 38 mila soldati romani ed ebbe come drammatica appendice finale, il saccheggio e la distruzione di Cremona che costò la vita di circa 15.000 cittadini e la vittoria completa delle Legioni di Vespasiano.
Alla fine di questi ultimi avvenimenti bellici, nel dicembre dell’anno 69 d.C. Vitellio veniva ucciso a Roma.
Con la ratifica del senato, la Porpora venne quindi indossata definitivamente da Vespasiano, il quale inaugurò la Dinastia Flavia.
La sorte con la LEGIO I ITALICA fu “benevola”, probabilmente il valore dimostrato nell’ultima battaglia ne evitò lo scioglimento e convinse il nuovo Imperatore, Vespasiano, a trasferirla lungo il confine danubiano, nella Provincia Romana della Mesia Inferiore .
E’ l’anno 70 d.c. e a Durostorum l’attuale città di Silistra in prossimità del Mar nero (Bulgaria), la LEGIO I ITALICA venne dislocata nel castrum a circa un chilometro dal Danubio (altre fonti la dislocano direttamente a Novae). I territori della Mesia organizzato in provincia da Augusto nel 29 a.C., risulteranno essere tra i più importanti nello scacchiere dell’Impero Romano. Infatti la Provincia danubiana confinavano con il turbolento Regno dei Daci formatosi nel I sec. a.c. ad opera del Re Burebista. I continui sconfinamenti dei Daci da oltre il Danubio, costrinsero le Legioni dell’allora frontiera dell’Impero, ad una continua operazione militare di pattugliamento, per limitarne i saccheggi. Talvolta alcune piccole unità venivano spedite in parti critiche come nella vicina Crimea, dove molte città greche furono protette da unità romane. Le legioni della Mesia erano infatti responsabili di quel settore territoriale. Molte iscrizioni attestano in quei territori, la presenza di soldati della LEGIO I ITALICA.
Sarà l’Imperatore Domiziano che successe al trono dopo la morte di Tito il 13 settembre 81 d.c. ad inaugurare le Guerre Daciche. Le due spedizione militari contro i Daci alle quali partecipò la LEGIO I ITALICA, la prima tra l’85 e 86 poi la seconda nell’88-89 d.c., dopo un avvio favorevole che aveva portato l’esercito Romano a minacciare la capitale Dacica Sarmizegetusa, si risolse con un armistizio con il Re Decebalo. Tutto questo a causa della contemporanea campagna disastrosa contro le tribù Germaniche dei Quadi e Marcomanni, intrapresa dall’Imperatore. Appare comunque chiara l’importanza strategica e logistica, di una serie di basi militari in prossimità del Danubio quali risultarono Durostorum, Novae, Oescus. Ma la questione Dacica si risolse con le due decisive Guerre intraprese dall’Imperatore Traiano, primo Imperatore non Italico (proveniva dalla Spagna), successore di Nerva dal 98 d.c. Infatti il nuovo Imperatore, preoccupato dalla crescente potenza dello stato Dacico, era fermamente convinto che solo una definitiva conquista, avrebbe posto fine al Regno di Decebalo.
La LEGIO I ITALICA partecipò quindi sia alla prima campagna militare del 101 – 102, sia alla seconda e decisiva campagna del 105 – 106 d.c., risoltasi con la definitiva conquista della Dacia e della sua capitale Sarmizegetusa ed il suicidio di Decebalo. Celebre il frammento della colonna Traiana N. 35, dove si interpreta che la LEGIO I ITALICA proveniente da Durostorum e la LEGIO V MACEDONICA, si imbarchino dalla base di Novae. La LEGIO I , prese sicuramente parte alla costruzione del ponte sul Danubio, opera resa celebre dalla colonna Traiana. Il nuovo territorio conquistato all’Impero Romano, sarebbe diventato la nuova Provincia Romana della Dacia. I confini risulteranno quindi ampliati ben oltre quello naturale rappresentato dal Danubio.
Nel 117 d.c. Traiano morì lasciando l’Impero Romano territorialmente all’apice della sua potenza ed espansione. Gli successe Adriano adottato da Traiano, nella continuità degli Imperatori adottivi inaugurata da Nerva. Adriano caratterizzò il suo Regno e la sua politica con una generale pausa nelle operazioni militari. abbandonando le recenti conquiste di Traiano in Mesopotamia ai danni del Regno dei Parti. Il suo obiettivo strategico fu quello di tracciare confini controllabili a costi sostenibili. Quindi furono rinforzate le frontiere più turbolente con fortificazione permanenti, la più famosa delle quali è il possente Vallo di Adriano inGran Bretagna contro le bellicose tribù dei Pitti; È testimoniata la presenza di un reparto della I Italica trasferita in Britannia tra il 139 ed il 142 d.c., perché un centurione di questa legione era il responsabile della costruzione di un settore della fortificazione.
Anche la frontiera del Danubio fu rinforzata con strutture di varia natura. E proprio in Mesia nell’ambito della nuova dislocazione militare all’indomani delle Guerre Daciche, Adriano trasferì a Novae, l’attuale Svistov (Bulgaria), la LEGIO I ITALICA in quella che sarà la dislocazione definitiva, forse in sostituzione della LEGIO VIII Augusta. Sembra che l’Imperatore impiegasse anche nel settore Dacico-Mesico, reparti della I Italica per sovrarintendere ad un progetto di costruzioni militari, ma non sappiamo la tipologia di questa opera difensiva. L’impiego di reparti della I Italica per la costruzione di opere militari, saranno una costante di tutta la sua storia.
Il castrum di Novae come quello di Durostorum, sviluppato nella sua classica forma rettangolare, fu costruito con un lato a strapiombo sul Danubio e tre lati circondati da un fossato e divenne quindi una importante fortezza nello scacchiere logistico dell’Impero.Viene citata anche nella famosa Tavola Peutingeriana, rappresentante il territorio dell’Impero romano nell’antichità. Grazie anche alla costruzione di un sottostante porto militare, da Novae potevano concentrarsi e smistarsi varie legioni, le quali attraverso il Danubio, erano facilmente spostabili sia ad oriente attraverso il Mar Nero, che nel nord dove endemicamente, le tribù Germaniche, Daciche e Sarmatiche, premevano sul confine Renano-Danubiano dell’Impero. Questo comportò la probabile collocazione a Troesmis (Romania) di una Vessillazione (piccolo reparto distaccato) della LEGIO I ITALICA.
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Castrum di Novae |
Ma la sostanziale pace creata da Adriano, la sua filosofica PAX ROMANA nell’HORTUS CONCLUSUS cioè all’interno dei confini dell’Impero, dove la cultura e le arti sarebbero state protagoniste, non sarebbe durata neanche una cinquantina d’anni. Ad Adriano successe Antonino Pio nel 141 d.c. regnando fino al 161.Il nuovo Imperatore incline come il predecessore al consolidamento dei confini, costruì un Vallo in Britannia, il Vallo di Antonino tra le attuali Edinburgo e Glasgow (Scozia), spostando di fatto in avanti il confine Adrianeo.
Dopo il ventennale sostanziale pacifico Regno di Antonino Pio, nel 161 d.c. il suo successore Marco Aurelio, si vide costretto ad iniziare il ciclo terribile delle Guerre difensive, che avrebbero caratterizzato la rimanente storia dell’Impero Romano fino alla sua caduta definitiva.
Infatti il confine Renano-Danubiano fu oggetto di continui attacchi da parte delle tribù Germaniche dei Quadi e dei Marcomanni, mentre ad oriente, la minaccia arrivava dai Parti. Fu un vero e proprio scherzo del destino che colpiva l’Imperatore filosofo forse il più desideroso di pace tra tutti i suoi predecessori e successori. Le continue campagne militari di Marco Aurelio, coinvolsero inevitabilmente la LEGIO I ITALICA, in particolare contro le tribù Germaniche.
Ormai la sede di Novae per la sua favorevole posizione strategica, sarebbe diventata non più e non solo una base permanente per la LEGIO I ITALICA, ma una base di partenza per il suo impiego in spedizioni militari, ormai sempre più frequenti.
Anno 193 d.c. un ulteriore sussulto ed instabilità politica colpisce l’Impero Romano. Con la morte di Commodo (successore di Marco Aurelio), ultimo Imperatore della Dinastia Antonina, scoppiò una feroce lotta di successione fra diversi pretendenti alla Porpora imperiale. Ancora una volta le sorti dell’Impero saranno decise da una sanguinosa Guerra Civile.
Settimio Severo Comandante delle legioni in Pannonia, le quali lo proclamarono imperatore (193 d.c.) all’indomani dell’assassinio di Pertinace (successore di Commodo), partì per l’Italia e prese possesso di Roma senza molte opposizioni. In una situazione di anarchia e vuoto di potere, i Legionari di Siria proclamarono imperatore Pescennio Nigro, mentre quelli della Britannia scelsero Clodio Albino. Venne infine nominato un quarto imperatore, Didio Giuliano. Dopo quattro anni di sanguinose battaglie, nel 197 d.c. Settimio Severo sconfisse definitivamente gli altri pretendenti alla corona imperiale. Soldati della LEGIO I ITALICA e della LEGIO XI CLAUDIA schierati con Settimio Severo, assediarono Bisanzio e combatterono a Isso contro le legioni di Pescennio Nigro.
Inoltre la LEGIO I ITALICA, venne impiegata da Settimio Severo in oriente nella breve campagna militare coronata da successo contro i Parti, creando di fatto nel 197 d.C. la Provincia Romana di Mesopotamia ed Oshroene. Partecipò con le altre legioni alla conquista della capitale Partica, Ctesifonte.
Durante il Regno di Caracalla che successe al padre Settimio nel 211 d.c., soldati della LEGIO I ITALICA vennero impiegati per la costruzione del Vallo Transalutanus (in Romania), lungo il confine meridionale della Dacia coincidente coi fiumi Olt e Danubio, allargando di fatto il confine di quasi cinquanta chilometri verso est.
Dopo l’ultima spedizione militare documentata, agli ordini di Settimio Severo, la lista delle popolazione combattute dalla LEGIO I ITALICA come Daci, Sarmati, Quadi, Marcomanni e Parti, la indicò come una delle unità combattenti più utilizzate nella storia dell’esercito Romano, anche se le fonti storiche dopo la sua partecipazione alla Guerra Partica, sfumano e rimangono incerte. Sotto l’Imperatore Alessandro Severo (222 d.c.), l’ultimo della Dinastia dei Severi, alcune Vessillazioni della I Italica furono trasferite nella Provincia Romana di Dalmatia (la ex Provincia repubblicana dell’Illyricum), in particolare fu dislocata nella città Salonae l’attuale Salona (Croazia), lungo il litorale dalmata.
Ultime testimonianze certe, ci tramandano che tra la fine del III sec. d.c. all’epoca dell’Imperatore Diocleziano e all’inizio del IV sec. d.c. all’epoca dell’Imperatore Costantino il Grande, alcuni reparti della LEGIO I ITALICA furono impiegati per formare Legioni Comitatensi, mentre altri avrebbero costituito una Legione di Limitanei, che continuò a gravitare nella sede di Novae. Forse fino all’inizio del V sec. d.c., la LEGIO I ITALICA fu divisa a metà a protezione del Danubio: una dislocata a Novae e l’altra a Sexatanaprista (località Bulgara tra Novae e Durostorum).
Ormai il potere centrale dell’Impero e la sua organizzazione politica si stava disgregando. Sarebbe nata la tetrarchia con la divisione amministrativa territoriale dell’Impero in quattro parti ed infine la bipartizione definitiva tra Oriente ed Occidente. Fatalmente anche l’organizzazione di quello che fu uno dei più formidabili eserciti dell’antichità, venne definitivamente stravolta, sinonimo questo di una lenta decadenza ed agonia, che accompagnerà fino alla fine le sorti dell’Impero Romano.
Termina così la storia della LEGIO I ITALICA, una storia condivisa con altre legioni. Una storia durata circa tre secoli e mezzo, scritta con il sacrificio di migliaia di uomini, forse eroi, asserragliati sulle mura del castrum di Durostorum prima e della fortezza di Novae dopo, osservando costantemente le minacciose foreste oltre il Danubio, oppure impiegati in combattimento ai quattro angoli dell’Impero. Uomini che hanno combattuto in difesa dei confini, fedeli ai loro Imperatori, in condizioni climatiche estreme, dall’inverno dei Balcani ai climi assolati ed aridi del deserto Persiano.
Probabilmente molti Legionari della I ITALICA non avranno mai visto la città in nome della quale combattevano, Roma rimaneva un mito, un ideale fideistico da seguire, lontani dalle lusinghe e dagli eccitanti stimoli della città eterna. Saranno invece formidabili avversari ai confini del mondo Romano, a scandire e condizionare la loro vita.
Unico premio, la cittadinanza Romana per i reparti Ausiliari al seguito della LEGIO I ITALICA e l’immortalità e l’onore per i Legionari, consapevole o meno, di avere servito e fatto parte di una delle civiltà più importanti della storia.
Oggi nel XXI sec. d.c., la storia e le gesta di questi Legionari, sfuma ormai nella leggenda.
Segue una cartina dell’impero romano nel 117 d.C., sotto Traiano, al culmine dell’espansione, che mette in evidenza i territori che hanno ospitato la Legio I Italica.
Emblemi: Toro, Cinghiale.
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Comandanti (legati):
- L. Annio Gallo sotto Traiano;
- L. Novio Crispino al tempo di Antonino Pio;
- M. Fabio Magno, nel periodo compreso tra gli imperatori Commodo e Settimio Severo;
- L. Mario Massimo nell’anno 193.