La leggenda narra che in un’era antica, quando ancora Roma non era consapevole del grande futuro a cui era destinata, una terribile carestia colpí la città. Si chiese l’aiuto del dio Marte, che rispondendo alle invocazione del suo popolo prediletto, scagliò una roccia dal cielo. Il re Numa Pompilio chiese consiglio alla ninfa Egeria le cui parole riflessero il volere del dio: con il minerale della pietra Marte chiedeva che venisse costruito uno scudo, l’ancile, e che esso avrebbe donato l’invincibilità a Roma finché fosse rimasto in suo possesso. Per evitare che lo scudo fosse trafugato il re chiese al Fabbro Memurio Veturio di realizzarne 11 copie, custodite nel tempio di Marte Ultore e protette dal collegio dei sacerdoti salii. Essi erano un’élite di guerrieri, scelti tra le famiglie più potenti di Roma, e di generazione in generazione rinnovavano la loro promessa di protezione degli ancili. Per ringraziare il dio e volgere ogni anno la sua protezione sui domini di Roma, prima dell’inizio della stagione della guerra gli ancilii venivano portati in processione per le vie della città, gli angoli benedetti con il favore di Marte, e poi si eseguiva una danza propiziatoria, talmente antica che anche le parole pronunciate dai salii rimasero quasi un mistero perfino per gli autori classici. La Legio I Italica è lieta di presentarvi una ricostruzione di tale danza, sperando che vi avvinca come fece per gli antichi romani.
